venerdì 25 febbraio 2011

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Laddove

È una bellissima giornata qualunque e come sempre vanno e vengono un sacco di treni. Laddove è una città di treni. Ne arrivano e ripartono in quantità industriale, partono vuoti e spesso, vuoti, ritornano. Miliardi di treni vuoti ogni giorno, nemmeno fosse un importantissimo nodo ferroviario qualsiasi. Laddove non la trovi nemmeno su google maps, fatto sta che è una città di treni. Non c’è niente altro di particolare, fatta eccezione per un ufficio oggetti smarriti, o giù di lì. Ufficio oggetti, più che altro: un deposito pieno e strapieno di oggetti qualsiasi, tutti organizzati in maniera esemplare da non si sa quali mani, visto che non passa quasi mai nessuno. Ci vorrebbero pagine e minuti per stare qui ad elencare tutto, ma all’occhio spiccano subito un fiore su una ruspa e un coniglio della sera. Poco più in là c’è anche una nota – si direbbe un mi – e allo scaffale qualunque trovi persino un gramuglio.
Beh, adesso non mi chiedere che cos’è un coniglio della sera. Non ne ho la minima idea.

Intanto continua il viavai dei treni vuoti. Ciascuno passa al suo preciso minuto qualunque, si ferma al binario qualsiasi, apre le porte, aspetta che qualcuno scenda, aspetta che qualcuno salga, chiude le porte e riparte, come fa qualsiasi treno. Nessuno degli oggetti conservati nell’enorme magazzino ricorda l’ultima volta che qualche anima è scesa da qualche treno. Men che mai qualcuna che salisse, ma questo era un po’ sottinteso. Beh, mi pare logico. 

Oggi, però, c’è un’atmosfera qualunque, guarda caso, e gli oggetti un po’ ci sperano. Sai, quando senti qualcosa nell’aria.

Sono scesi in quattro.

Vuoi scherzare, amico. Voglio dire, quattro in una botta sola: questa è una manna che non si vedeva da milioni di centesimi di secondo.
C’è un uomo con delle basette importanti, ricorda quei vecchi bifolchi di un tempo. Tipo Abramo Lincoln ma senza la barba. Tipo Wolverine.
C’è un altro uomo con il classico viso da spocchia che gli vorresti tatuare due schiaffi sulle guance, ma ha gli occhi che non si capisce bene di che colore siano.
C’è una donna con tutta l’aria di chi entra dovunque in punta di piedi, pare quasi un omino di carta da quanto è leggera. Ma non è timida, è solo onesta.
E poi c’è Sofia. Ah, Sofia! Se solo sapessi chi è. Comunque vorrebbe essere Biancaneve, cioè: dà quest’impressione qua. Che poi Biancaneve mica esiste.

Il deposito è in fermento.
Si sente vibrare, saltare, movimento frenetico. Anche se è tutto immobile, come una pace qualsiasi o uno scatto. Sembra una di quelle realtà che non diventano mai sogni. Non puoi sognare Laddove, è una città di treni. Di solito si sognano cose più credibili, che ne so, un esame. Poi esci dall’esame e sei in giardino. Poi ti svegli e cerchi il cane dalla finestra, ma sei al quarto piano di uno stabile nella tua città qualunque. Queste cose qui.

E insomma sono scesi in quattro e non sanno bene cosa fare: in fondo si sono incontrati in una città di treni ad un’ora tot in una bellissima giornata qualunque senza nemmeno un appuntamento. Chissà perché sono saliti su quel treno. Che poi al giorno d’oggi il treno si può anche evitare, c’è sempre il rischio di arrivare in ritardo. E di perderlo. O di perderlo, intendevo dire.

Wolverine, spocchioso, omino di carta e Biancaneve – questi quattro – non trovano di meglio da fare che girare tra gli scaffali del grande deposito della stazione. Ci stanno un tot di tempo abbastanza utile da capire che non cercano niente, ma devono trovare qualcosa. Laddove è una città di treni e non te la puoi nemmeno sognare: io non me ne andrei senza aver trovato qualcosa. Tu lasceresti lì fiori, ruspe, note e gramugli? Lasceresti lì il coniglio della sera? Voglio dire, senza nemmeno provare a capire che è? E vabbè, fai un po’ te. Hai notato la rima?
In che scaffale era?

Abramo Lincoln, due schiaffi, punta di piedi e Sofia – questi quattro – salgono sul treno vuoto.
Chissà perché sono saliti su quel treno, con tutti i treni vuoti che ripartono da Laddove in questo istante. Sullo stesso treno vuoto qualunque, intendo. Per non dirsi niente, poi. Ecco, sì, per non dirsi niente.
Per non dirsi niente sullo stesso treno.

A Laddove è un giorno speciale come un altro, un giorno di miliardi di centesimi di treno.

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