martedì 4 ottobre 2011

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Manuale per destini


In principio era gramuglio e gramuglio aveva un sogno, poi due, poi troppi.

Per potersi permettere di sognare è indispensabile avere i piedi saldamente ancorati a terra. Questo, personalmente, non l'ho mai detto né pensato, ma è la verità, in definitiva, e c'è sempre meno ombra di dubbio. Così gramuglio, talvolta, smetteva di sognare, anche senza farlo apposta, e le cose iniziavano a girare per il verso giusto, o almeno sembravano. A gramuglio, probabilmente, appariva triste che si dovesse smettere di sognare per far girare la ruota nel verso giusto. Il problema era piuttosto capire dove sta la linea di confine tra sogno ed illusione, ammesso che siano qualcosa di diverso in partenza, ma gramuglio non riusciva a coglierla, o forse evitava scientemente di farlo, tanto per mantenere vive, se non i sogni, le speranze, ché a qualcosa ti devi aggrappare ogni tanto, pensava, anche se la realtà sarebbe sicuramente la scelta migliore. Grandi speranze e ancora più grandi illusioni, un epico monumento alla malinconia, e questo a gramuglio non dispiaceva affatto, detto tra noi.
C’è un fatto, però: non bisogna perdere tempo nemmeno quando si ha tempo da perdere. Così, talvolta, gramuglio sentiva odore di sogni che si avvicinano, cose che precipitano senza poterle rallentare, cose che non capiva se avrebbe potuto davvero toccare o che temeva lo potessero travolgere senza avere nemmeno un istante per assaporarle, per cadere o farsi cadere addosso. Allora pensava, se davvero c'è un destino, deve essere uguale ai sogni, altrimenti non serve a niente sognare, e non serve a niente un destino. Un destino non è un vestito che si può mettere da mattina a sera, portare a spasso in una festa raffinata e poi lasciarlo alla lavanderia sbagliata. Un destino deve essere fatto su misura da un sarto di qualità, deve essere un destino di classe, che calza a pennello e mette in risalto i pregi di chi lo indossa, mascherandone adeguatamente i difetti. Un destino deve avere i gemelli, il papillon e la banda di raso. Deve avere le scarpe di vernice e stare bene anche su una spiaggia caraibica. Deve essere impeccabile sotto la pioggia e sotto il sole, deve essere vanto silenzioso, deve essere un sorriso e uno sguardo profondo, uno di quegli sguardi che ti scava l'anima ferocemente, come una ruspa vorace, deve essere come affondare le mani nella terra appena arata, morbida e di quel marrone scuro che solo la terra sa interpretare così intensamente, come il più grande Marlon Brando del cosmo. Un destino deve essere come lasciarsi bagnare dalle onde che si infrangono su una scogliera scozzese, stando ad occhi chiusi e braccia aperte sull'orlo del dirupo, col vento che sembra sollevarti per l’ultima volta, un destino deve essere il brivido tra un lato e l'altro della lama, quello che toglie il fiato e l'asfalto sotto i piedi, l'erba fresca di un prato americano e il cielo immenso della Sardegna, con tutta la Via Lattea a guardare ed ammirare. Un destino deve essere come l'opera di un Canova celeste, il marmo fatto seta, la preziosità e l'accoglienza della seta rese roccia inattaccabile e maestosa. Un destino deve essere l'occhio dolce di una mamma, deve essere la gioia di un bambino che ritrova il suo giocattolo preferito, deve essere la telefonata che hai sempre aspettato, l'angolo di strada dove non ti accorgi di aver cambiato il mondo, deve essere come il Macchu Picchu, come la Muraglia Cinese che si vede anche dallo spazio, deve essere l'amore della Luna per la sua Terra, deve essere il Sole che dà vita anche alla più insignificante e grandiosa forma di organismo fotosintetico, deve essere l'acqua fresca del Salto Angel, l'oasi nei deserti della penisola arabica, il Gange paziente, il grande Oceano Pacifico, il frettoloso Mar Mediterraneo, deve essere tutti i vulcani della terra più il monte Olympus, deve essere la magia di un quark che diventa inspiegabilmente materia, il calcio di rigore di Fabio Grosso, deve essere come il matrimonio del tuo migliore amico, come dire io c'ero, io l'ho visto, deve essere come la moltiplicazione dei pani e dei pesci, come i tamburi di tutta l'Africa, come un inno cantato all'unisono nel giorno del Giuramento, deve essere il vento che ha guidato le navi di Colombo, Diaz e Magellano, un destino deve essere come mettere il primo piede umano su Marte e fare impallidire Neil Armstrong, deve essere come scoprire l'epistolario dei tuoi nonni durante la seconda guerra mondiale, deve essere ancora la prossima virgola, deve essere come lanciarsi col paracadute aspettando di aprirlo più tardi possibile, deve essere come ascoltare i Mogwai in quei giorni in cui il tempo è titanico e romantico, deve essere ispirato come “All'amato se stesso” di Majakovskij. Un destino deve essere come idealizzare un destino.
Invece no: un destino non esiste, oppure, semplicemente, accade, e te lo tieni così com'è.

2 commenti:

  1. ognuno è artefice del proprio destino, purchè lo abbia capito a dieci anni, altrimenti ci vuole culo.
    E poi ci sono destini irrevocabili, impostici dall'alto, da chi ci vuol bene o da menti malate tipo quelle degli unti e dei corsi e ricorsi, tra le tante riporto la migliore

    Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.... (un brutto battito anale per il bobbolo tajano)

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  2. Destino fatale... c'è anche un film che si chiama così.

    Però: panta rei, tutto scorre, diceva Eraclito. Essere e divenire : concezione della vita come in perenne movimento, sempre sottoposta al divenire e, forse il destino possiamo anche, in qualche modo, fabbricarcelo con le nostre mani.
    Serenella

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